La cultura dell’internet: limiti e possibilità affascinanti

di Willem Eijk, Membro

Si può prevedere già che nei prossimi dieci anni la cultura cambierà notevolmente in tutto il mondo. Adesso circa 1,8 miliardi di persone, soprattutto nel mondo occidentale usano l’internet. Questo numero aumenterà nel prossimo decennio fino a 5 miliardi, cioè circa due terzi della popolazione mondiale. I pastori in tutto il mondo devono rendersi conto del fatto che in seguito a questo sviluppo l’attuale cultura del mondo occidentale, soprattutto fra i giovani, raggiungerà in pochi anni anche le altre parti del mondo. I problemi che la Chiesa incontra adesso nei suoi tentativi di trasmettere la fede ai giovani nell’attuale Europa Occidentale e – in modo meno intenso - negli Stati Uniti.

Che cosa implica questa cultura, profondamente influenzata e rapidamente diffusa dall’internet? Si tratta del individualismo espressionista, una cultura già presente nel Romanticismo del ‘800 fra alcune persone che potevano permettersi un tale stilo di vita, soprattutto artisti e persone facoltose, ma che è diventata un fenomeno di massa nel mondo occidentale a partire della rapidissima crescita della prosperità dall’inizio degli anni ’60 del secolo scorso. La prosperità, mettendo la gente in grado di vivere indipendentemente dall’ambiente, ha condotto a un individualismo forte. L’essere umano individualista moderno non riconosce una verità o una morale condivisa con altri. La libera volontà è stata sostituita dalla piena creatività della persona: lui stesso crea la propria verità e le proprie norme. Il vivere con altri non implica in primo luogo un agire comune, ma si limita a una mutua presentazione di se stesso. L’individuo mette se stesso sul podio, mentre l’altro è visto in questo contesto come uno spettatore. Accanto agli ideali democratici di giustizia, mutua stima e libertà ci presentano nuovi ideali come trasparenza e relativismo. Trasparenza implica che l’individuo presenta la propria verità e le proprie ideali in modo autentico. L’idea che ogni individuo crea per sé la propria verità, implica un relativismo quasi assoluto, sopratutto nel campo etico: non si deve criticare le convinzioni di altri, perché ognuno è la fonte creativa della propria verità e delle proprie norme. Ognuno avrebbe diritto dei propri valori.

Un aspetto molto contraddittorio di questo sviluppo è però che soprattutto i giovani mostrano un conformismo motevole nel loro modo di esprimersi in parole, argomenti, gesti e vestiti, spesso inconsapevolmente. Molti, pur considerando se stessi come autonomi, seguono di fatti in genere l’opinione pubblico e l’attuale moda. Mentre nel passato recente la maggioranza aderiva ancora a una religione o una determinata filosofia di vita e sapeva abbastanza bene distinguersi da altri come cattolici, protestanti, socialisti e liberali, c’è adesso molto meno distinzione fra la gente. Il conformismo profondo smaschera l’autocreatività che molti attibuiscono a se stessi.

Si dice spesso che l’internet crea una nuova cultura. A parte che l’internet conduce a una riduzione dell’uso dei mass media classici come fonti di informazione - i giornali e le riviste - specialmente fra i giovani, una conseguenza particolare è che gli utenti dell’internet, pur comunicando molto meno che nel passato con le persone nell’ambiente diretto, esprimono liberamente e senza riserve le proprie idea, le proprie esperienze, non raramente anche personali e intime, con un numero quasi illimitato di gente che non conoscono e non hanno mai incontrato, su Facebook. Questa gente funziona come il podio digitale su cui l’individuo si esprime nella sua particolarità. I lettori funzionano come gli spettatori. Ho perciò l’impressione che l’internet non crea tanto una nuova cultura, ma stimola molto intensamente una cultura sorta già prima, cioè quella dell’individualismo espressionista. Anche il conformismo, segnalato sopra come un fenomeno contraddittorio che accompagna l’individualismo espressionista, è rafforzato dall’internet: il linguaggio usato nell’internet è una sorgente di conformismo nel modo di esprimersi e di pensare fra gli utenti.

Il mondo dell’internet è un fatto. La Chiesa non può e non deve negarlo. L’internet offre un mondo affascinante a tutti, specialmente alle generazioni più giovani, fra poco in tutto il mondo. Anche la Chiesa dovrà utilizzare l’internet come un medio per mettersi in contatto con i giovani. Tuttavia, l’individualismo espressionista, rafforzata e diffusa dall’internet, implica una serie di difficoltà per la trasmissione della fede. I tentativi per radunare tutti intorno a Cristo nella sua Chiesa si scontra con l’individualismo radicale che, pur caratterizzato di fatti da un conformismo profondo, si resiste contro l’appartenere a una comunità con visioni condivise dai suoi membri.

Durante la sua storia la Chiesa ha sempre trovato nuove strade per poter trasmettere la fede in modo fecondo in molte culture diverse. Essa, guidata dallo Spirito Santo, troverà senz’altro anche oggi le strade adatte a realizzare il suo compito fondamentale, cioè di annunziare Cristo e il suo Vangelo. Forse potremmo indicare qui in linea di genere tre tappa diverse nei tentativi di trasmettere la fede nel mondo dell’internet:

1.       Newman, che si vedeva confrontato con la difficoltà di trasmettere la fede in un mondo che stava per secolarizzare nell‘800, ci indica la prima tappa: vale la pena di mostrare prima le inconsistenze nelle varie concezioni diverse e di analizzare le differenze fondamentali che stanno alla base di questioni particolari. Il mostrare la inconsistenza dell’individualismo espressionista, cioè il conformismo che l’accompagna innegabilmente, potrebbe aiutare a smascherarlo.

2.       L’idea di Newman riguardante i ‘first principles’, le prime condizioni a cui deve essere risposto per poter aprirsi alla fede, potrebbe indicare la seconda tappa. I ‘first principles concernono la conoscenza del proprio interiore, la scoperta della coscienza morale e della disposizione interiore. A una prima tappa non può mancare un tentativo di realizzare questi ‘first principles’.

3.       La terza tappa consiste di cercare un modo di proclamare la fede in modo conciso e in termini accessibili per gli utenti di internet in genere. Bisogna accentuare in questo contesto che la fede cristiana non resiste una autonomia, ma implica al contrario dell’autonomia sottoposta dell’individualismo espressionista, una libertà vera e propria, perché la scelta di seguire Cristo è una scelta fatta in libertà per colui chi si è fatto redimere da lui.

Tuttavia, il trasmettere la fede esige in ultima analisi un incontro personale. Si incontra Cristo tramite la sua Chiesa, i suoi discepoli. L’incontro personale richiesto non è offerto dall’internet. Dopo aver tentato di mostrare le inconsistenze dalla cultura attuale, di realizzare i ‘first principles’ e di trasmettere in modo conciso il nucleo della fede cristiana, un incontro personale per trasmetterla non può mancare. Bisogna ammettere che l’internet offre molte possibilità di proclamare il vangelo, ma consoce anche i suoi limiti insuperabili, d’altronde come ogni mezzo umano.