LA VIA DELLA BELLEZZA, CAMMINO PER I NON CREDENTI

Mauro PIACENZA Presidente Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa

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A. Osservazioni sull'Instrumentum laboris

Ritengo che l'indagine promossa dal Pontificio Consiglio della Cultura costituisca un buon punto di partenza per i lavori di questa Assemblea Plenaria. Si tratta di una utile indagine di tipo diagnostico che ha un pregevole spessore pastorale, quanto mai utile per procedere realisticamente. Mi parrebbe fruttuoso completare l'indagine con una riflessione sulle cause patogene, tanto sul fronte “secolare” quanto, soprattutto, sul fronte intra-ecclesiale. Se c'è un male, c'è anche una causa. Ora la causa può dipendere da un fattore interno o da un fattore esterno o, più facilmente, dall'intersecarsi dei due.

Nella fattispecie del rapporto Chiesa‑mondo contemporaneo, bisogna scoprire le cause degenerative, tanto sul fronte del “secolo presente” quanto sul fronte ecclesiale.

Bisognerebbe, cioè chiedersi quali siano state le responsabilità nostre nei confronti di tale degenerazione: omissioni di testimonianza, relativismo dottrinale con ovvie conseguenze di infiacchimento dell'opera evangelizzatrice  (la  missione dipende da ciò che si crede e da come si crede), disarticolazione degli interventi, illanguidimento dell'impegno ascetico, tendenza all'omologazione con lo spirito del mondo, ecc.

B. Proposte

B.1. Status quaestionis

La terza parte dell'Instrumentum laboris elenca dettagliatamente e in modo ottimale i campi d'intervento ecclesiale, per cui non rimane che concretizzare quanto proposto e valorizzare quanto si fa. Dall'Instrumentum laboris emerge una effettiva situazione di “crisi” religiosa, tanto nel senso etimologico del termine (cioè incapacità di giudicare la situazione), quanto in quello convenzionale (cioè incapacità di porre rimedio). Bisogna pertanto dedurne che gli interventi non sono sufficienti, per cui il debet esse, sovente offerto alla riflessione ecclesiale, non incide sufficientemente sulla prassi ecclesiale. Non mancano anche analisi lucide; sembrano essere più carenti, invece, le strategie chiare e concertate di governo pastorale effettivo (così come sembra difficile ammettere errori quando questi rimontano a noi anziché a chi ci ha preceduto).

Siamo in un periodo in cui la Chiesa è riuscita ad elaborare buoni strumenti teorici di diagnosi e di riflessione, ma non sembra essere altrettanto efficacemente riuscita a farli tradurre in pratica. E’ sufficiente paragonare il materiale documentario dell'ultimo quarantennio con le diagnosi sempre più pessimiste sul fronte della secolarizzazione.

B.2. Sensus Ecclesiae

La sfida del “secolo presente” è del tutto normale per l'impegno della Chiesa di annunciare il Vangelo alle “genti”. Tale annuncio deve rinnovarsi per ogni generazione e, pertanto, deve inculturarsi nelle singole situazioni, onde essere recepibile.

La sfida si supera recuperando il senso di “resto”. Bisogna farsi comprendere con il linguaggio del cuore, con la carità teologale e con la sapienza cristiana.

La sfida si supera costituendo un sistema strategico a cerchi concentrici capace di catalizzare le forze esistenti e di imprimere ad esse nuova energia. Bisogna cioè passare da risposte marginali a risposte centrali sul fronte della società (da interventi focalizzati su componenti “eccezionali” ad interventi mirati sulle componenti “ordinarie”).

I beni culturali della Chiesa possono ritenersi strumenti utili per concorrere a rispondere alla sfida, se opportunamente ordinati alla missione della Chiesa rivolta alla catechesi, al culto divino, all'ispirazione culturale, alla carità.

L'uomo è fatto per il Bello, per il Vero … Dunque la strada della bellezza, dell'armonia non può che essere strada percorribile da tutti. La storia della Chiesa dimostra ciò in modo inequivocabile fra l'altro il “bello” può essere via ecumenica formidabile.

B.3. Possibili strategie e proposte pastorali

B.3.1. Il primato spirituale

Prima proposta “pratica” è assicurare il primato spirituale comprendendo che il fronte organizzativo ha valore se efficacemente spiritualizzato. L'arte cristiana ha sempre puntato sulla bellezza sensibile come metafora della bellezza divina e della santità personale.

Sarebbe opportuno coinvolgere tutti i monasteri di clausura e i diversi gruppi di preghiera per coadiuvare la risposta alla sfida dell'indifferenza religiosa. Si dovrebbe comprendere bene, come segnaletica,che la Chiesa parte dalla sostanza: purezza del culto divino, preghiera, ascesi, penitenza, carità. Credo che, stando alla logica della fede, questo sia il realismo massimo.

Sensibilizzare i pastori e gli operatori al primato della vita spirituale onde essere efficaci contro l'indifferenza religiosa. Se il grande Giubileo ha aiutato alla purificazione della memoria, questo “incipit” del terzo millennio dovrebbe attivare la purificazione delle intenzioni di fondo nel presente. Non soffermarsi sproporzionatamente sulle colpe “passate” rispetto a quelle “ presenti”.

Occorrerebbe esaminare non solo l'indifferentismo ad extra, ma anche quello ad intra, onde recuperare il parametro interiore, la coerenza apostolica, il quaerere primum Regnum Dei. Dal “di dentro” perché la logica evangelica è quella dell'irraggiamento e, in tale linea, si dovrebbe puntare sulla dottrina della fede prima che sulla morale, giacché questa consegue da quella. Bisognerebbe puntare sulla riscoperta delle proprie “identità” di ministri ordinati, di fedeli laici, di religiosi, e questi, ancora, nelle rispettive ricche specificità. Attivare un sistema a cerchi concentrici capace di riunire le forze esistenti, dare loro maggiore risonanza.

B.3.2. Attivazione di un sistema a cerchi concentrici

Enucleare un gruppo interdicasteriale operativo a livello di Curia Romana, in grado di organizzare nuclei operativi a livello di Conferenze Episcopali, capaci a loro volta di organizzare nuclei operativi a livello di Chiese particolari. Il sistema poi dovrebbe risalire per le opportune verifiche dal particolare al centrale. Per far ciò occorre, però, unità di analisi e di intenti per sgomberare il terreno da complessi e condizionamenti di qualsiasi genere. In sostanza si tratta di riattivare il “sistema operativo normale” della Chiesa cattolica, attraverso un progetto particolare.

B.3.3. Valorizzare ed integrare quanto si sta facendo

L'Instrumentum elenca molteplici iniziative a vari livelli, che vanno valorizzate, coordinate, amplificate.

Occorrerebbe utilizzare l'ascendente carismatico che riscuote il Sommo pontificato per imprimere maggior forza carismatica alle singole realtà locali. Si assiste infatti allo squilibrio tra crescenti “successi” pontifici e altrettanto crescenti “insuccessi” locali, per cui non si riesce ad incidere come dovuto a livello culturale.

Occorre che, a livello di Conferenze Episcopali e di Diocesi, gli interventi siano resi strategici tanto sul fronte della classe dirigenziale (a livello politico, di media ... ) quanto su quello delle masse.

Occorre che a livello di realtà ecclesiali capillari venga compreso il primato della valorizzazione articolata ed integrata delle iniziative sul territorio, agendo in modo che nei singoli progetti siano coinvolti sinergicamente parrocchie, religiosi, movimenti, associazioni, aggregazioni varie.

Occorre attivare proposte graduali e specifiche in modo da distinguere l'indifferentismo commisurandolo ai molteplici “target”: bambini, adolescenti, giovani, adulti.

In ognuno va creato il “desiderio” per una proposta culturale di ispirazione cristiana, per cui occorre sempre partire dagli “interessi” in atto.

B.3.4. Impegno formativo

La “carta della formazione” è fondamentale.

Bisogna formare, partendo dal centro, i summenzionati nuclei formatori che a loro volta, dovranno essere formatori di altri nuclei sempre più periferici.

Curare sempre più e con grande attenzione la pastorale degli artisti, fornendo loro un'adeguata preparazione nel campo dell'arte sacra per un rinnovato umanesimo cristiano. L'arte, nelle sue diverse sfaccettature, è veicolo formidabile di pre‑catechesi e di catechesi. Occorrerebbe uno sforzo concertato per agevolarne la fruizione e l'intelligenza e per stimolare la produzione dei beni. Ma, per produrre arte sacra dal linguaggio universale, occorre elevare il tono spirituale.

Intanto per scendere a qualche particolare “spicciolo”, le Diocesi potrebbero curare molto la formazione delle guide turistiche e degli operatori culturali addetti alla custodia del patrimonio storico‑artistico della Chiesa, affinché non ci si limiti ad una mera visita artistica, ma si faccia comprendere ai visitatori l'esperienza della bellezza creata come una via per giungere alla bellezza increata e si profitti dell'occasione per seminare apostolicamente, per accendere le domande, le grandi domande.

Incrementare iniziative quali mostre, concerti, premi d'arte sacra, ecc. al fine di offrire luoghi, tempi e modalità d'incontro con il mondo della cultura, mostrando i tesori della bimillenaria tradizione cristiana, espressione della vita di fede di generazioni di credenti. Occorre però che si segua, fin nei dettagli, una linea quanto mai corretta e univoca e si intenda veramente compiere opera apostolica. Si deve poter cogliere la vitalità ecclesiale, la continuità e non dare il senso di un passato glorioso ma con la polvere del tempo, di qualcosa che è finito o che è diventato tutt'altro e si deve favorire la produzione oggi.

Dovremmo far cogliere, tramite i beni culturali, la perenne traditio Ecclesiae che procede nel tempo sotto la brezza dello Spirito.

Riproporre nella formazione iniziale e permanente del clero e degli agenti pastorali il giusto risalto alla sensibilizzazione artistica come mezzo idoneo di evangelizzazione e di annuncio del vangelo.

Conclusioni

Se la proposta culturale e spirituale della Chiesa è sostanziosa e organizzata diventa certamente appetibile, in quanto viene a riempire un vuoto.

La stessa energia delle sètte operanti in così vaste aree, si neutralizza attraverso proposte emozionalmente cariche e contenutisticamente appetibili. Neppure si dovrebbe ostracizzare una corretta e sobria apologetica.

È il momento di dedicare tutte le energie per le strategie operative riunificando tutte le risorse e tenendo fisso il riferimento spirituale, unitamente all'urgenza della continua conversione. Allora il cammino si illumina della luce della speranza. (Ci vuole pazienza: verrà il giorno, ma noi, con pazienza e fiducia, dobbiamo compostamente ed appassionatamente lavorare perché quel giorno venga).