Conclusioni

Assemblea Plenaria 6-9 febbraio 2013

Le Conclusioni dell'Assemblea Plenaria 2013 sulle Culture giovanili emergenti

Gesù ha inventato la parabola del seminatore per spiegare le ragioni per cui il seme della Parola, del messaggio del Regno di Dio non entrava nei cuori e non cambiava la vita. Ha capito che era una questione di cultura, cioè riguardava il terreno.

Ascoltate. Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; e subito germogliò perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde tra i rovi, e i rovi crebbero, la soffocano e non diede frutto. Altre parti caddero sul terreno buono e diedero frutto: spuntarono, crebbero e ressero il trenta, Il sessanta, il cento per uno”. E diceva: “Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!” (Mc. 4).

San Gregorio Magno, nel passaggio dall’antichità al medioevo, scrisse la Regola Pastorale, dove indicò il dovere, per gli annunciatori del Vangelo, di rispettare la diversità dei destinatari della Parola,  dei quali compila un elenco di ben 35 tipi.

Oggi, la realtà giovanile in sé richiede un’attenzione particolare, un discernimento critico e una conversione del linguaggio e degli atteggiamenti.

1. Osservazione

Ascoltare le culture giovanili è conoscere i vari “tipi di terreno”

Si evidenzia un prolungamento dell’età giovanile, che oggi si affaccia in modo precoce perché fortemente stimolata e, simultaneamente, si dilata in modo esagerato perché l’uscita dall’ambito parentale avviene dopo la stabilità affettiva e professionale, quest’ultima turbata dalla crescente disoccupazione. L’instabilità, che tocca diverse dimensioni essenziali della vita, dall’economia alla professione, dalla vertente educativa alla politica, fa dei giovani, in questo tempo “liquido”, la parte più debole e vulnerabile della società.

Il giovanilismo è ormai divenuto un mito o un imperativo nell’orizzonte sociale dell’eterna giovinezza, anche se la fascia giovanile è generalmente esclusa dalla vita economica, costretta al disagio sociale e accolta con fatica nelle comunità cristiane. Per questo è ancor più urgente una vicinanza rispettosa al multi-verso giovanile. I giovani sono cassa di risonanza della crisi della società in genere, con connotazioni culturali diversificate per condizioni, contesti e formazione. Infatti, alcuni giovani hanno enormi risorse di conoscenze e informazioni e altri versano in condizioni di analfabetismo comunicativo; alcuni giovani vivono una situazione di privilegio e dispongono di risorse economiche, altri ancora godono di garanzie sociali e di opportunità lavorative, ma molti altri fanno esperienza della precarietà, senza possibilità, incapaci di uscire dal “nido” familiare e obbligati a emigrare, a un dislocamento forzato, che sa quasi di fuga, a rischio della propria vita, del fallimento totale, esposti ad una estrema vulnerabilità e  senza i diritti fondamentali. Altri ancora accolgono il meccanismo del mercato e adottano il ciclo produttivo senza valutazione etica.  Per contro ci sono quelli che entrano nel narcotraffico, nella violenza, anche per pura sopravvivenza o come conseguenza del disincanto radicale nei confronti della società e delle istituzioni, o addirittura come opzione criminale in opposizione alla società, oppure alcuni scelgono addirittura il suicidio come rinuncia a se stessi e segno del vuoto e della solitudine.

La complessità di forme identitarie dei giovani accompagna i contesti strutturali. La comprensione include la dimensione culturale, insieme alla visione economica e strutturale. 

All’inizio del XXI secolo avviene una grande svolta nelle culture giovanili, frutto di processi ancora in divenire: la riduzione del ruolo dello Stato nelle politiche sociali; l’accelerazione delle tecnologie e la digitalizzazione della comunicazione unite a una globalizzazione culturale, il potere crescente del mercato che ha estremizzato il consumo, al quale molti giovani si sottomettono. Il fenomeno di protesta, negli anni 2011 e 2012, chiamato degli “indignados” esprime da una parte il disincanto e la stanchezza delle giovani generazioni di fronte al sistema, le trasformazioni radicali nel modo di concepire il leaderismo, la velocità di circolazione di informazioni e, dall’altra, mette in questione le vecchie prassi politiche e il modo abituale di trasmettere la fede.

La maturazione sociale non costituisce un’aspirazione determinante e assoluta dei giovani. Essi vivono un “presentismo” senza futuro, dove le esperienze hanno valore in se stesse, dove si passa dall’una all’altra senza finalità, e senza distinguere i confini fra oggettivo e soggettivo, facendo dell’esperienza personale una cosa pubblica, dando vita comunità fondate sui sentimenti, creando rapporti globali che confluiscono in una ciber-identitá, con la possibilità di accedere ad altre visioni del mondo e di produrre riflessioni che vanno oltre se stessi e i propri orizzonti.

La tecnologia é una connotazione centrale dell’identità giovanile, è una forza che dona centralità alla loro vita. Il labirinto delle reti offre spazio per nuove domande. Si impadroniscono del sapere senza guardare all’autorità. I giovani prendono posizione davanti alle informazioni senza timore, rompono i sistemi di gerarchie, scelgono i temi e i problemi più significativi secondo la propria soggettività, prendono le distanze dalle logiche delle istituzioni e dei partiti.

L’esperienza della costruzione di se stessi assume contorni nuovi: le nuove generazioni diventano figlie di se stesse, prendendo distanza dagli adulti, purché essi diventino partner di una vita condivisa e non ostacoli di autorità di un processo di affermazione.

L’affermazione dell’identità in un corpo proprio è vissuta tante volte con forte tensione. Il modo di vestire, il look, i tatuaggi o i piercing fanno parte della costruzione della propria personalità, affermazione del dominio sul proprio corpo. Il modo di presentarsi é un linguaggio, un distintivo. Il rapporto col proprio corpo è un mezzo per marcare l’individualità, espressione di autostima.

Il disagio di essere se stessi, i dubbi sulla propria identità si vivono e si risolvono nel gruppo che offre modelli e sostegno. Lo sguardo dei vicini è essenziale all’autostima.

Le culture giovanili sono una visione che ci aiuta a decifrare la vita in prospettiva del futuro. Le tecnologie intervengono nell’esperienza delle persone e permettono un ampliamento delle potenzialità umane. L’ambiente digitale è parte del quotidiano, é una estensione dello spazio reale della vita del nativo digitale. Cerco, trovo, ne fruisco quando mi serve. Implica selezione, possibilità di commento e di interazione. I giovani sono più pronti all’interazione che all’interiorizzazione. Ma questi due aspetti sono da coniugare.

La persona umana più che cercare segnali, ricercare senso è invasa da risposte senza averle cercate. Il problema oggi consiste nel decodificare i molteplici dati ricevuti.

I giovani diventano narratori attraverso la rivoluzione della fotografia, la quale oltre ad essere un supporto per la memoria, diventa un mezzo stesso per fare esperienza della realtà.

Bisogna salvaguardare spazi che permettano all’interiorità di svilupparsi, di accogliere le domande radicali e il bisogno di silenzio e di meditazione. Interiorizza le esperienze chi è in grado di tessere con esse una relazione viva di partecipazione e di coinvolgimento.

Il modo di pensare è in fase di mutazione, il nativo digitale vive la spiritualità come qualcosa che rompe il sistema, cambia le regole, la visione abituale, le logiche automatiche.

Vogliamo capire la mentalità giovanile, le culture che li muovono, che orientano menti segnate dall’era digitale e cuori soggetti a una intensità emotiva vissuta in una cultura delle relazioni centrate sull’io. Le difficoltà nello sviluppo armonico delle capacità di  relazionarsi con se stessi e con gli altri, di gestire e interpretare le proprie emozioni porta all’insoddisfazione e alcune volte alla depressione. L’assenza di una concezione integrata dell’amore e la facilità di forti passioni, unita a una intensa vita sessuale sono una sfida alle comunità educative, a cominciare dalla base familiare, tante volte inesistente. L’equilibrio emotivo fra autonomia e dipendenza, fra scelte di felicità e realtà senza uscite, genera ansietà e angoscia. Questa cultura possiede un linguaggio nel quale occorre entrare e che si esprime in un tipo di musica, di arte, con una nella grammatica propria. I giovani tante volte non capiscono il linguaggio della Chiesa e la Chiesa non capisce il linguaggio dei giovani.  La comunicazione fallisce a causa di un abisso di incomprensione culturale, poiché la trasmissione della fede avviene tramite metodologie superate e senza una testimonianza credibile e significativa. Ogni comunità cristiana, dalla famiglia alla parrocchia, dalla comunità educativa al movimento, è martellata da interrogativi circa l’inefficacia dei processi di iniziazione cristiana, di fronte a una contro-cultura potente e efficace.

Nonostante questi indicatori negativi dell’analisi sociologica delle culture giovanili, si aprono affascinanti ragioni di speranza.

2. Conversione

Riconoscimento critico: la questione del senso della vita

La diversità di terreni richiede da una parte una amorevole pazienza e una vicinanza e dall’altra un intervento immediato e chiaro.

L’azione della Chiesa verso i giovani può essere tentata di dare risposte facili alle gravose tensioni vissute. Solo una comprensione profonda della questione giovanile permetterà agli adulti di assumere le proprie responsabilità, invece di agire da giovani, con l’adesione al mito dell’eterna giovinezza quale misura della persona umana, invece dell’ “adultità”. Questa si caratterizza con l’accettazione serena dei limiti della condizione umana, con l’autonomia decisionale e l’acco0glienza verso gli altri, con la responsabilità e la maturità evangelica, con una crescente relazione con Cristo fino al raggiungimento della pienezza di umanità secondo l’umanesimo cristiano. La seduzione per formule di spiritualità orientali o l’offerta di un’autorealizzazione gnostica manifestano la ricerca di un linguaggio semplice e denunciano l’assenza di offerte da parte della Chiesa che corrispondano alle aspirazioni spirituali dei giovani. Un’altra tentazione sarebbe quella di proporre false sicurezze in una fuga dal presente al passato sotto la forma del tradizionalismo o dell’integrismo.

Nessun avvenimento segna ufficialmente l’ingresso del giovane nell’età adulta, anzi il giovane impone a se stesso delle prove che talvolta sfociano in comportamenti a rischio (lanciarsi ad alta velocità per strada, sacrificarsi in forme di dipendenza, annullare la propria identità nel vagabondaggio, abusare dell’alcol e della droga fino all’incoscienza). Queste condotte sono generate nella sofferenza di non trovare un significato per la vita. La famiglia non trasmette l’alfabeto essenziale degli affetti, del rapporto con i beni e col proprio io. Oggi l’insicurezza e instabilità fa crescere la complessità dell’alfabeto emotivo, del profondo desiderio di amore, di relazione, di intimità.

Bisogna comprendere la logica seguita dai giovani che in modo radicale vogliono sottrarsi alla sofferenza, e accedere alla percezione di se stessi, con mezzi paradossali: tentativi di suicidio e ricerca del coma, come se la morte fosse una guarigione dalle ferite, una sospensione di sé, un rifugio dove ricostruirsi.

Le comunità cristiane devono aiutare a riconoscere le domande fondamentali. La fede è un modo per gestire la complessità e apre il sistema operativo interiore alla trascendenza. L’indugiare della Chiesa in vuoti ritualismi, in compromessi senza audacia, non aiuta a far convergere verso la fondamentale questione del senso della vita.

Le nuove tecnologie sono un modo sempre più ordinario per esprimere il desiderio di una spiritualità capace di coniugare sapienza e flusso della vita. L’ascolto spirituale deve accompagnare la vita, le forme di preghiera che attingono dalla vita quotidiana la loro forza.

Ai rapporti umani fondati unicamente sulla scelta degli amici, la Chiesa invita a scoprire la presenza degli altri come fratelli e sorelle donati.

C’è urgenza di dare voce ai giovani nella Chiesa e nella società, di farli uscire dalla marginalità religiosa, politica e sociale, offrendo loro il confronto con il passato e accompagnandoli nella costruzione di un futuro nuovo, consapevole della realtà e carico di utopie, nell’economia e nella politica, e in una nuova vita comunitaria nella chiesa.

La disoccupazione demotiva lo studio, la paura del futuro moltiplica le cause della bassa natalità. Eppure, molti giovani vedono la qualità di una società misurata non sul Prodotto Interno Lordo ma sulla cultura delle relazioni umane e dei valori etici: bene comune e giustizia. Essi sognano un mondo capace di unirsi intorno alla pace e alla giustizia.

3. Presenza coerente

Accompagnamento e empatia da adulti per generare nella fede

“Una generazione narra all’altra le tue opere, annuncia le tue imprese” ( Salmo 145)

C’é un compito culturale importante per le comunità cristiane: restituire dignità alla dimensione adulta della vita, senza paura di andare in direzione opposta alla cultura diffusa, al sentimento di vita che valorizza la giovinezza e non trova posto per Dio, né spazio per curare la fede, la preghiera, la vita spirituale. Importa trovare risorse culturali capaci de apprezzamento dell’età adulta. C’è un cambio di logica, con appello ai codici dei giovani per essere capiti.

Si tratta di trovare i luoghi nel mondo globale e digitale, i modi e le strategie di attenzione alle culture giovanili, già possibili in tante situazioni, e che debbono essere moltiplicate, facendo ricorso alle nuove tecnologie.

Generare nella fede è processo di crescita in Cristo, passa attraverso l’esperienza serena dei limiti, della malattia, fino alla vecchiaia, all’indebolimento fisico e alla morte.

L’adulto ha uno sguardo verso l’altro come verso se stesso, ha una storia da raccontare, segnata anche da ferite, sconfitte, desideri non compiuti. La testimonianza non riguarda un modello ma una esperienza vera dell’opera della grazia di Dio che offre un orizzonte trascendente alla vita.

Non si può cambiare la storia di ognuno dei giovani, ma si può cambiarne il senso. Perciò è importante ascoltare le loro esperienze da adulti, senza ridurre i giovani a consumatori dei nostri prodotti religiosi a basso costo, o integrati nel piccolo gruppo senza un senso comunitario e cattolico della Chiesa

Le comunità cristiane sono chiamate: a presentare la bellezza e la gioia della vita cristiana in cui i precetti evangelici sono una indicazione di senso pwer raggiungere la pienezza della vita, per aiutare a scoprire come la radicalità della proposta cristiana sia una sfida che può produrre frutti spirituali meravigliosi, come lo sono i doni dello Spirito Santo.

Preparare i giovani cristiani ad essere i protagonisti del cambiamento culturale profondo della società è una responsabilità nei confronti del futuro. Così, le nuove generazioni saranno in grado di costruire una fraternità universale, quale opera di Dio nella storia, una nuova cultura politica. La chiesa si fa protagonista di questo sogno impossibile, perché la speranza in Dio porta oltre i confini imposti dal mercato.

In questi processi avrà un ruolo importante il dialogo interculturale, iniziato già nel dialogo interpersonale, perché genera fiducia reciproca e verifica della propria cultura. Le comunità cristiane sono parte di una rete mondiale di unità che si sta tessendo, e la proposta di figure affascinanti di grandi personaggi, come Abramo, potrebbe offrire modelli di dialogo.

Emergono alcune proposte per le comunità cristiane:

-         accogliere a braccia aperte i giovani così come sono, senza pregiudizi e giudizi moralistici.

-         essere luogo di ascolto per condividere le esperienze di disagio reale, per generare simpatia comprensiva della complessità delle situazioni; essere spazio di confronto e di dialogo sulle ragioni del vivere, offrendo come meta la  “vita con abbondanza”;

-         essere compagnia nel pellegrinaggio affettivo, culturale, spirituale e religioso delle nuove generazioni; essere presenti nelle università, nelle reti, nei quartieri, nei luoghi dove sono i giovani per accompagnarli nel passaggio all’età adulta, non nel mantenersi giovani;

-         testimoniare, con coraggio e gioia, la presenza di Dio nella vita semplice, nel quotidiano;

-         dare fiducia e orizzonti di futuro ai giovani, davanti alla profonda incertezza di fronte a una società cieca e sorda ai loro bisogni;

-         offrire parole e soprattutto narrazioni capaci di re-incantare il mondo, che bilancino i resoconti del mercato, come reali alternative di speranza, in grado di dare vita ai progetti che superano le resistenze del presente;

-         ridonare la gioia e il gusto della vita, essere in grado di fare festa con mezzi semplici;

-         essere disponibili e attrezzati per sostenere il cammino interiore, essere riferimento spirituale che permetta il confronto con il dramma della condizione umana e suoi limiti, cosi come per spalancare le porte della fede, a partire dalla contemplazione, dal silenzio, dalla preghiera.

-         accogliere il sapere e le competenze dei giovani, il loro contributo profetico, per il bene del mondo, spogliati del superfluo, aperti allo stupore sereno per la vita, coscienti di un bene comune globale ed ecologico, senza esclusioni e forme di emarginazione;

offrire integrazione in comunità attraverso un profondo rapporto fraterno e generatore di una nuova cultura, di un nuovo stile di vita.

+ Carlos Alberto Azevedo, Delegato

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9 febbraio 2013


carlos azevedo