APPELLO PER UN ILLUMINISMO CRISTICO
La luce della ragione radicata nel mistero. Una proposta per riconciliare modernità e trascendenza, oltre le lacerazioni del nostro
di Mons. Antonio Staglianò, Presidente della Pontificia Accademia di Teologia
L’eredità dell’Illuminismo – ragione, libertà, progresso – è innegabile. Ha plasmato diritti, scienza e democrazia. Le sue ombre sono, però, altrettanto profonde: la ragione ridotta a strumento di dominio con una presunta autosufficienza assoluta, l’individualismo sfrenato, un mondo disincantato, svuotato di senso co la riduzione strumentale del reale. Il termine – Illuminismo- evoca immediatamente la lotta contro l’oscurantismo, l’esaltazione della ragione umana, la spinta all’emancipazione e al progresso. È possibile un percorso diverso? È possibile riconoscere il valore di quelle istanze senza cadere nelle loro derive? È possibile un “Illuminismo” diverso?
Nasce da queste domande l’Illuminismo Cristico, una sintesi audace che non rinnega la modernità, ma la trasfigura alla luce del Vangelo.
Non un ritorno, ma un compimento: l’Illuminismo Cristico non è un nostalgico ritorno al passato pre-illuminista. Non si tratta di un ossimoro, ma di un percorso teologico-filosofico ed esistenziale che compie un atto di profonda riconoscenza verso le conquiste dell’Illuminismo storico – la libertà di pensiero, la critica alle superstizioni, l’anelito alla giustizia – benché ne opera una radicale metanoia, una conversione del fondamento. La ragione non viene sminuita, ma radicata. La sua luce non viene spenta, ma illuminata da una Luce più grande. Insomma, mentre si riconoscono i meriti storici dell’Illuminismo - la lotta alla superstizione, l’affermazione della dignità umana, la spinta all’emancipazione- si rende necessario però superarne le criticità radicali attraverso un gesto preciso: radicare la ragione umana nel Logos divino, la Ragione creatrice incarnata in Cristo. La ragione non ne viene impoverita, ma liberata dalla sua autoreferenzialità. Come scrisse Giovanni Paolo II nella Fides et Ratio: "La fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano s'innalza verso la contemplazione della verità".
L’Illuminismo Cristico è pertanto una proposta audace per il nostro tempo: superare la dicotomia fede-ragione e riscoprire un umanesimo integrale radicato in Cristo.
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Si possono, inizialmente, individuare ben cinque pilastri di una sintesi feconda.
Il primo pilastro, la valorizzazione di una Ragione aperta, non assoluta, quindi una ragione “radicata” (che ha radici, oltre l’autosufficienza): la ragione è dono di Dio, capace di verità proprio perché aperta alla Rivelazione. Non è un idolo autosufficiente, ma una luce che trova pienezza lasciandosi "illuminare" dal Logos. È l’abbandono del mito dell’autonomia razionale totale, per una ragione umile e interrogante. È, dunque, una visione alta, non riduttiva, della ragione. Essa non è un idolo autosufficiente, ma un dono divino. La sua capacità di verità raggiunge la pienezza non chiudendosi in sé stessa, ma aprendosi alla sorgente da cui proviene: il Logos divino, la Ragione creatrice e redentrice incarnata in Gesù Cristo. È l’incontro tra il lumen naturale della ragione umana e il Lumen Gloriae della Rivelazione che permette una comprensione più profonda e vera dell’uomo e del mondo. Come insegnava Agostino e riprese la Fides et Ratio, la fede non annulla la ragione, la purifica, la eleva e la completa.
Il secondo pilastro, l’identificazione della Verità quale Amore agapico, oltre la conoscenza come dominio: la conoscenza autentica non è potere, ma riconoscimento del valore intrinseco dell’altro e del creato. La verità ultima è relazionale, rivelata nel Dio-Trinità e nell’Incarnazione. Conoscere è entrare nella logica del dono, della comunione, del servizio. Questo secondo cardine sovverte la concezione puramente strumentale o dominatrice del conoscere. La verità ultima non è una fredda equazione o un dato da possedere: è Amore (agape). La conoscenza autentica è sapienza che scopre il senso profondo dell’essere e dell’altro nella logica del dono, riflesso del mistero trinitario e dell’Incarnazione. Conoscere veramente significa riconoscere il valore intrinseco della persona, della creazione, e orientare ogni azione verso la comunione e il servizio. È una conoscenza che coinvolge il cuore e trasforma la vita.
Il terzo pilastro, una concezione dinamica della Libertà per il Bene comune, oltre l’individualismo: la libertà non è arbitrio né isolamento- tentazioni rischiose dell’emancipazione illuminista-, ma capacità di aderire al Bene e alla Verità. Si realizza nella fraternità concreta e nell’"amicizia sociale" (come la chiama Papa Francesco in Fratelli Tutti), superando l’individualismo che lacera il tessuto umano. L’Illuminismo Cristico propone una libertà responsabile e relazionale. La vera libertà non è assenza di vincoli, ma la capacità di aderire liberamente al Bene, alla Verità riconosciuta. Si realizza pienamente nella costruzione di legami autentici, nella pratica della fraternità universale e dell’amicizia sociale, superando ogni egoismo. È la libertà dei figli di Dio, chiamati a costruire insieme il Regno.
Il quarto pilastro è una nuova visione del Mondo “re-incantato”, oltre il disincanto: contro la spietata demitizzazione e la riduzione del mondo a mero dato materiale manipolabile, si riscopre la dimensione sacramentale del creato. Il mondo è segno del Mistero, traccia del Creatore. Il creato non è una macchina, ma un segno, un linguaggio che rimanda al Mistero divino. Ogni cosa, nella sua concretezza, può diventare epifania, trasparenza del divino. Non è un ritorno alla magia, ma la capacità di leggere nella profondità delle cose la traccia del Creatore, “re-incantando” l’esistenza con uno sguardo contemplativo.
Il quinto pilastro è il lavorio indefesso per un Progresso Integrale, oltre la tecnocrazia: il vero progresso non è solo tecnico o economico, ma crescita etica, spirituale e relazionale di ogni persona e dell’intera umanità. Il progresso non è idolatrato né demonizzato. È inteso come crescita integrale della persona e dell’umanità. Non solo avanzamento tecnico o materiale, ma sviluppo etico, spirituale e relazionale. È orientato verso un’utopia concreta: la costruzione di una “civiltà dell’amore” e della “pace universale”, dove la dignità di ogni essere umano è rispettata e promossa nella sua totalità, in armonia con il creato. È la risposta cristiana alle sfide della globalizzazione e della disumanizzazione: l’utopia concreta della "civiltà dell’amore" (Paolo VI), dove la dignità umana è al centro, in armonia con il creato.
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L’Illuminismo Cristico, in definitiva, è un appello ad essere pienamente se stessi: creature razionali “e” credenti, libere “e” responsabili, radicate nella storia “e” aperte alla trascendenza. È l’invito ad essere, come chiede il Vangelo, “luce del mondo” e “sale della terra”. Non negando le conquiste della modernità, ma illuminandole dall’interno con la sapienza della Croce e della Resurrezione. Non ritirandosi in sacrestia, ma incarnando nella storia, nel servizio, nella carità concreta, quella Luce che è Cristo.
In un’epoca segnata da nuovi dogmatismi (scientistici, economici, ideologici), da solitudini digitali, da crisi ecologiche e da una profonda sete di significato, l’Illuminismo Cristico offre una bussola preziosa. Non propone facili risposte, ma indica un metodo: una ragione umile e aperta, radicata nell’Amore che è la Verità, capace di re-incantare il mondo e orientare il progresso verso il vero bene dell’uomo, tutto l’uomo, tutti gli uomini. È una sfida intellettuale ed esistenziale per chiunque cerchi una via per ricomporre l’unità spezzata dell’umano e costruire un futuro degno della nostra dignità.
L’Illuminismo Cristico è più di una teoria: è un atteggiamento esistenziale. Invita a vivere la fede senza paura della ragione, e la ragione senza orgoglio verso il Mistero. È la proposta di un umanesimo integrale (Jacques Maritain) dove Cristo, "Luce delle genti", illumina ogni frammento dell’umano. In un Occidente smarrito tra scetticismo e fondamentalismi, questa sintesi audace – radicata nella grande tradizione da Agostino a Rosmini, dal Concilio Vaticano II a Benedetto XVI a Papa Francesco – indica una terza via: la ragione aperta all’Infinito, che trasforma il mondo partendo dall’Amore. Non per conquistare, ma per servire. Non per spiegare tutto, ma per adorare il Mistero che ci salva. Può diventare una bussola per le crisi del nostro tempo? Le prime parole di Leone XIV fanno ben sperare, per costruire un mondo pacifica nell’amore con la pace di Cristo, “disarmata e disamante”.
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